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Critica Dott. Marrone - Foggia
Critica d’arte
Opera di Andrè “Il divino e l’umano”
Il colorismo anti-naturalista preme su tutto l’impianto significativo del dipinto che si organizza immediatamente nell’impressione vera, autentica, subito pronta allo sguardo che sa cogliere e strappa il senso non velato di un rapporto non facile tra divino e umano. La scelta dei colori rivela la difficoltà della comunicazione con un divino monadico, una divinità massiccia, importante, ma visivamente non preoccupata della relazione, non impegnata in una relazione con l’umano. La distanza spaziale diviene preoccupante sotto l’egida di un blu che fagocita un vuoto riempito di indifferenza. Nell’equilibrio compositivo, l’imago sacra ha un ruolo di prepotente peso che scompone un bilanciato rapporto di forze con un fuoco del tutto decentrato sulla figura di sinistra introducendo una teocrazia del destino in cui il padrone è sempre e solo la divinità che schiaccia con forza un umano scollato, atterrito, pietrificato in un’espressione che non è il felice cominciamento della creazione, quanto un epilogo di destino contrassegnato da una mancanza. La mancanza è la salvezza di poi, ma anche la speranza e, soprattutto, la gioia che non è propria di un dio algido e ieratico, ma anche di un umano privo dei mezzi per difendersi dagli oltraggi della storia e privo del calore messianico della redenzione. Un’identità provata dall’attesa esausta di un segno. Il dipinto, pur pregno di segni materici, la pennellata potente e forte della presenza, registra l’assenza di un cenno qualsiasi del dio degli uomini verso un mondo altro fatto per il riscatto. Una fatticità prepotentemente scarica della presenza di un futuro, un presente, un’attualità di struggente tristezza, solitudine morale, scoramento profondo. Un’anima nuda è la figura di destra che accoglie senza stupore e orrore l’isolamento divino. Solo una profonda mestizia colora un viso tirato, con occhi appena abbozzati, una forma diluita, leggera come una nuvola, senza un centro di gravitazione che dia senso al senso della vita. Isolamento e scoramento sono le coordinate di uno spirito abbattuto, vuotato del futuro redentivo, di una sacertà presente e, fortemente, futura. Un’umanità senza bussola, ancora, leggera, priva di consistenza, alla deriva.
Dott. Giuseppe Marrone (critico d’arte – Foggia)
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